venerdì 30 luglio 2010

eBook? No grazie! Anzi forse …

Approfitto della mail di un caro amico che mi chiede un parere sugli eReader, per scrivere qualche riga sul tema che è diventato un leit motiv di questa estate.

Premetto di non aver mai avuto modo di utilizzare un eReader e di essermi interessato solo attraverso la Community sul Web e dando una sbirciata nei vari negozi di elettronica: scusatemi ma come ho scritto a @Riccardo, non sono ancora entrato nel tunnel del mondo degli eBook. Sono appena uscito da quello degli Hd multimediali! (A proposito per chi avesse questo geek trip, consiglio vivamente il Lacie MiniCinema, 220 euro o poco più, fantastico, wireless e di una semplicità e design unici!

Le mie riserve su questo tipo di apparati sono legate a un paio di fattori:

- la poca disponibilità di testi

- la “mono funzionalità” degli apparati, ovvero normalmente sono deputati “solo” ad assolvere a un tipo di compito, quello appunto alla rappresentazione del testo

- il prezzo non sempre equo per un apparato non multi-tasking

- … avere l’ennesimo caricabatteria in borsa!!! (mi chiedo: ma è così difficile trovare uno standard condiviso per questo tipo di accessorio???)

Per cui nei rari casi in cui ho fatto ricorso a degli eBooks, ho usato il buon Zinio su Pc o sull’iPhone.

La mia opinione sull’iPad invece la conoscete già e la trovate qui.

Però … ammetto che oggi qualcosa è cambiato: sulle prime generazioni di Kindle (inteso come hardware) ho delle riserve; mi ero informato appena uscito per comprarlo su Amazon.

Ma non mi sembrava granchè, nè come prestazioni (mi riferisco al display) nè come offerta (di libri e giornali).

Mi sono innamorato (in verità per molto poco tempo) per il Samsung E60 che oltre a fare l'eBook lo si può usare come agenda (a patto di non avere già smartphone o similari… ); il prezzo però stride …

Il Nook non l’ho preso in considerazione.

Oggi però la nuova generazione di Kindle (la terza) si presenta con un’attrattività molto forte, dovuta anche primariamente al prezzo di vendita che oggi si assesta tra i 149 o i 109£ (http://www.amazon.co.uk) e a nuove funzionalità aggiuntive (lettore mp3 ad esempio).

@Riccardo cosa dici: meglio un bel libro di carta che in spiaggia con la sabbia, il sole e le creme non soffre e se lo perdo: pazienza! O … andiamo subito ad ordinare il nuovo Kindle3 ???

Voi che ne dite? Vi lascerete tentare dal nuovo eReader? Chi me lo regala? ;O)

venerdì 16 luglio 2010

Network Sociali. Cosa c'entra Granovetter con Facebook?

In occasione del corso di formazione organizzato nel mese di aprile 2010 dal Centro provinciale "E. Rossi" della Croce Rossa Italiana Alessandria, di cui sono stato relatore, avente come tema centrale l’utilizzo dei Social Media nell’ambito del no profit, avevo posto delle riflessioni, di carattere più sociologico che altro, sul perché tali media avessero oggi una potenza e una propagazione così forte.

Da fruitore del network di LinkedIn, la prima lampadina che mi si è accesa è stato un immediato collegamento ai lavori di ricerca di un notissimo sociologo americano, il professor Mark Granovetter, intitolato “Getting a job” (Cercare un lavoro).

Granovetter nel 1974 avviò uno studio sul processo di ricerca del lavoro; cioè cercò di verificare su un campione di professionals, in quale maniera essi avessero trovato il loro posto di lavoro, con quali modalità.

Egli mise il focus su quello che è stato poi definito come La forza dei legami debolievidenziando come paradossalmente i legami forti, cioè ad alta intensità di contatti e contenuto emotivo (come con amici intimi o parenti) fossero molto meno importanti rispetto ai deboli ovvero i contatti meno frequenti e dal minore contenuto emotivo (semplici conoscenti o amici di amici).

Secondo Granovetter dunque, essi consentono di raggiungere un maggior numero di persone e, quindi, di informazioni.

Le relazioni personali sono impregnate dalla socialità, si intersecano in reti sociali che generano fiducia e che creano relazioni di scambio diverse da quelle della razionalità economica.

Le reti sociali influenzano il comportamento dell'individuo: può esistere un parallelismo con i Social Media?

E’ possibile unire questa teoria assieme a quella del Mondo Piccolo di Stanley Milgram (Sei gradi di separazione) e alla nota scala dei bisogni di Maslow per comprendere il perché del successo di Facebook, piuttosto che altri network nel mondo?

Voi che ne pensate?