venerdì 16 luglio 2010

Network Sociali. Cosa c'entra Granovetter con Facebook?

In occasione del corso di formazione organizzato nel mese di aprile 2010 dal Centro provinciale "E. Rossi" della Croce Rossa Italiana Alessandria, di cui sono stato relatore, avente come tema centrale l’utilizzo dei Social Media nell’ambito del no profit, avevo posto delle riflessioni, di carattere più sociologico che altro, sul perché tali media avessero oggi una potenza e una propagazione così forte.

Da fruitore del network di LinkedIn, la prima lampadina che mi si è accesa è stato un immediato collegamento ai lavori di ricerca di un notissimo sociologo americano, il professor Mark Granovetter, intitolato “Getting a job” (Cercare un lavoro).

Granovetter nel 1974 avviò uno studio sul processo di ricerca del lavoro; cioè cercò di verificare su un campione di professionals, in quale maniera essi avessero trovato il loro posto di lavoro, con quali modalità.

Egli mise il focus su quello che è stato poi definito come La forza dei legami debolievidenziando come paradossalmente i legami forti, cioè ad alta intensità di contatti e contenuto emotivo (come con amici intimi o parenti) fossero molto meno importanti rispetto ai deboli ovvero i contatti meno frequenti e dal minore contenuto emotivo (semplici conoscenti o amici di amici).

Secondo Granovetter dunque, essi consentono di raggiungere un maggior numero di persone e, quindi, di informazioni.

Le relazioni personali sono impregnate dalla socialità, si intersecano in reti sociali che generano fiducia e che creano relazioni di scambio diverse da quelle della razionalità economica.

Le reti sociali influenzano il comportamento dell'individuo: può esistere un parallelismo con i Social Media?

E’ possibile unire questa teoria assieme a quella del Mondo Piccolo di Stanley Milgram (Sei gradi di separazione) e alla nota scala dei bisogni di Maslow per comprendere il perché del successo di Facebook, piuttosto che altri network nel mondo?

Voi che ne pensate?

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